Sereo eoi limbte, olifar mosere noibidung fregifis. Resemel, zezetiuop.

20050212

Non mi

L’eccitazione oggi mi paralizza. Non faccio altro che pensare alla notte passata con te a desiderarti. Non c’è molto altro da dire perché quello che mi riempie di immagini è un turbine immobile di sesso non fatto, immaginato con le mani sotto i tuoi vestiti e gli occhi sugli occhi a parlarti del tuo viso, a fare lo specchio parlante. Non mi pare che ci sia respiro sufficiente oggi e non so che fare. Vieni a liberarmi, liberata dagli abiti, spogliati, continua a dire, e io allora potrò parlarti di quello che pensi, come vuoi tu. Solo se ti spogli saprò parlarti e ascoltare pensarti. Sono senza scampo mi pare e ingoio l’idea di impotenza, del dover aspettare che i miei desideri smettano di tormentarmi finalmente e si materializzino sotto le tue mani e nelle tue parole. Quello che hai innescato in me ieri notte è qualcosa che non conosco, una voglia nuova, una cosa da ascoltare guardare senza capire, il significante staccato dal significato. Io vedo la tua immagine e so le parole che hai detto ma gli usuali collegamenti neurali dell’innesco del senso da conferire a ciò che si guarda non avvengono, nello splendore del desiderio immobile. Forse tutto, le tue parole e tu nuda, è congelato nella tua bocca semiaperta con le labbra protese nell’atto di parlare che da ieri per me è tutt’uno con il baciare e con l’ascoltare. Fare l’amore e sentirti, capire, voglio.

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