
city limbte.
Una mattina mi sveglio e accendo il computer per la musica. Come d'abitudine leggo il corriere online; la pagina non si carica. Cambio indirizzo, vado su repubblica ma non succede nulla, provo su un sito americano, non succede nulla. Accendo la televisione ma nessun canale è sintonizzato. Neanche la posta arriva. Apro la porta d'ingresso per cercare non so cosa ma tutte le porte sono spalancate sul pianerottolo e gli appartamenti vuoti. Ritorno dentro e vado al telefono già sicuro di trovare un tono muto. Mi dirigo verso il balcone, apro la portafinestra e tutto intorno non c'è nessuno; hanno abbandonato tutto in fretta, lasciando i panni stesi e le porte aperte come avessero saputo di non tornare mai più. Non so per che motivo mi siedo per terra sul pavimento del balcone a guardare da dietro alle sbarre della ringhiera il mio cortile vuoto. Non si sente il rombo del motore dell'autobus che accelera in curva e nessun rumore proviene dal cantiere di uno degli appartamenti sul cortile. Mi alzo e mi vesto in fretta, appena fuori mi chiedo se chiudere la porta, la mia sarà l'unica chiusa della città . In via Binda non c'è il consueto movimento, l'incrocio con via Watt è deserto e alcune macchine sono state abbandonate con gli sportelli aperti in mezzo alla via, il bar è ancora chiuso. Mi prende all'improvviso la nausea e mi fermo a respirare profondamente solo l'aria che è rimasta quella di ieri. Ho voglia di chiamare i miei familiari, vorrei sapere da loro cosa è successo questa notte, il cellulare, lo accendo, il segnale c'è, mio fratello non risponde, i miei genitori, spenti.
Ora posso solo immaginare cosa farò. Posso immaginare che camminerò per la città alla ricerca di qualcuno rimasto per chiedergli perchè lui e perchè.
