Sereo eoi limbte, olifar mosere noibidung fregifis. Resemel, zezetiuop.

20040925

Insomma io ero di notte


Insomma io ero di notte a rigirarmi in quel letto lercio che solo a ripensarci mi schifo e la mattina dopo sono uscito presto a cercarmene un altro. Ma non stavo bene, e non era per il letto. Era che mi si condensavano i ricordi pensieri e andavo in giro a desiderare troppo. Nei saligiù di L. faceva caldo e io speravo almeno lì di non dover dissimulare la solitudine, come faccio a M., anche lì fra turisti sfaccendati dovevo accelerare il passo e fingere una destinazione che non c’era. Anche la città di L. precipita verso l’appiattimento antiduale. Vicino al Faial e sul Pico, invece, mi pareva di poter sognare ritiri tranquilli in cui la solitudine non è malvista e, anzi, pare naturale, dovuta. Ma anche là forse non mi vedevo bene intorno; ero dentro ai tentativi di capire tutt’ingiro; a guardare, negli occhi di tutte, a capire e non capivo. Solo la natura potente, anche umana, mi sapeva attirare in superficie. Ho vista un generatore di energia marina che tirava fuori gli ululati dalle onde. Un parallelepipedo cieco di armato cemento, con due porte stagne di ruggine su un fianco, aggrappato sugli scogli neri, grondante di ossidi e di salsedine. Ad ogni onda, una turbìna lì dentro suffiava e si vaporizzava in un acuto grave quanto un Ade e lì lo guardavo con la bocca aperta e gli occhi socchiusi dietro al cielo grigio. Un mostro potente che parla e mugghia alla mia natura di simboli atavici di cui voglio raccontare ora qui. Sono stato un po’ di tempo lì davanti a vedere e a girare e rimanevo sottocielo con la mente silenziosa a respirare. Intanto rimuginavo di questo che era già scritto e. Intorno stavano M. e G. e H. e solo ora so che non hanno importanza ma io le guardavo a capirle come oggi F. sulla spiaggia che stava distesa come un anno fa sarei impazzito e io l’ho ignorata. Il muratore albanese accanto alla ragazza in fronte marcia mi ha raccontato di quando in gommone ha attraversato l’Adriatico cinque anni fa. A febbraio di notte l’hanno scaricato con l’acqua fino al petto e lui sulla riva. Ora dice di fare il carpentiere ma è manovale; l’ha fatto solo una volta il carpentiere ora fa il manovale ma guadagna bene. È contento della paga, dice, e videotelefona alla sorella. Si vanta di lavorare dieci ore al giorno e ha ragione, coi bergamaschi stakanovisti. Si alza alle cinque e con le mani gelate fa anche cento viaggi al giorno con le macerie e poi scarica il camion anche. Non so perché ho voluto cancellarlo per sempre come a volte faccio con voluttà con le persone e con le cose anche. Quando sono sceso dal treno: magari ci si becca a M., mi ha detto e io, magari sì. Ma niente numero. Come ho lasciato perdere per sempre i miei disegni del bolide sugli scogli neri. Li ho lasciati lì dove li ho fatti, pregustando la loro distruzione definitiva, istantanea nel momento della mia partenza; una sfida alla misteriosa permanenza. Sono come i disegni di Sotsass mi ha detto V. e tutti li ricordano ma non esistono più mentre io mi annego nel fatto che li ricordo: una sfida davvero dolce alla crema di fragola, appiccicosa e dolce, e rosa. Non ho detto che con il manovale albanese stava il cugino; seduto accanto in contro marcia. Questo ragazzo aveva una silenziosa peculiarità: di avere la bocca serrata. Tiranti d’acciaio gli si ancoravano ai denti perché la mascella gli si potesse guarire.
limbte

Oggi è una giornata un po' sir. Ed è tempo di bal.
limbte

20040924


redcap
limbte

20040921


Ora, se io davvero rigassi sario, mi dovrei di dire chi guarda Puccini lì fuori. Non vede che me che lo guardo. Stasera si diceva bene e tutto posava sereno per il cammino e per la more.
limbte

20040920


A'ncora
limbte

Mi si arro

Mi si arroventano le speridi. Stanno come a graffiarsi sciolte, qui sotto al collo, poco sopra costole e sterni. Qui arrovello a spezzicare secondi nello spero che i cicli circassiani ri s'appianino.

aiuti

aiuto

20040919


Opere cave a smisura di getto. Come a voler desiare gracile fermito.
limbte

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