Oggi ritorno e nel viaggio che é sottoporsi a pioggia di nuove il cervello si sfarfalla in tutto.
Sono entrato nello scompartimento e mi sono seduto. Vicino al finestrino stanno, contro marcia, una ragazza e, fronte marcia, il fidanzato; non appena il treno si é mosso hanno preso a leggere. Accanto alla ragazza, un giovane muratore albanese. Il libro che la ragazza tiene in grembo è questo, quello che sto scrivendo ora. Lei è arrivata un po' più avanti di qui, al momento dell'inizio del mio secondo viaggio. E la ragazza sa già che dopo qualche centinaio di chilometri zitti avrei iniziato a raccontare. So che pare impossibile che chi mi sta di fronte di qualche metro già mi preceda di qualche tempo ma la verità è che per viaggiare nel tempo è sufficiente viaggiare nello spazio. Io lo so bene ormai perché nei momenti in cui ho incontrato facce personali qui e là nel globo, che è piccolo davvero, le ho incontrate in presente e futurpassato tutt'uno. Qui cercherà di far capire cosa vogliono dire queste fluttuazioni vaneggianti. Ormai sappiamo che ieri non esiste e domani tantomeno. C'è una misteriosa permanenza delle cose tutt'intorno e non mi capacito di come possa che il treno va e il binario dietro gli resiste. Intendo: com'é che il tutt'intorno non disintegri al primo istante e allora, come un presocratico fuori tempo, dico che è il tempo che tiene tutto insieme al pari dell'elettromagnetismo e della gravità. Fa un po' ridere, lo so. In breve è nel muoversi tutt'intorno che la vita si disvolge tutta, è negli scontri quotidiani con le facce e cose sempre diverse che si ingoia lo spazio-tempo. Ebbene, tutto questo, la ragazza qui di fronte l'ha già letto ed è così. Come posso dire cose? Perchè noi tutti le sentiamo, basta smettere di guardarsi. Quella realtà senza luce né suono nè sguardo.
