Sereo eoi limbte, olifar mosere noibidung fregifis. Resemel, zezetiuop.
20041202
è lì
Dopo qualche giorno, il rumore di fondo di questi sentimenti rimane a inumidire tutto intorno e dentro. Non saprò mai se quello che è accaduto sia stato vero; non lo saprò mai. Forse vale la pena divertirsi a raccontare dei cunicoli maledetti che si intrecciano sotto la stazione Centrale FS della metropolitana di Milano. La Stazione Centrale possiede molto evidentemente un carattere esoterico e fortemente simbolico. Le creature di una mitologia fantasiosa e oscura ne popolano fregi e doccioni eppure queste non sono altro che innocuo simulacro di una gaia fantasia architettonica. Il centro del Male, non si trova infatti nelle sue viscere e gli oscuri rimandi sulle tarsie dei pavimenti non coprono che indifesi magazzini ormai abbandonati e non troppo sudici: rinsecchiti del torbido dagli anni in disuso e dall’essere vuoti di vita, memori di commerci ormai in ricordo. Perché è la vita che è gravida del male e non la polvere delle cantine. Così è per la stazione della linea due della metropolitana; sotto la piazza, non sotto la stazione; è lì che si annida il mistero misterioso. C’è una porta appena sotto uno dei box contententi la fettuccia antincendio che si apre su una scala di roccia, con i gradini, dal settimo in giù, scolpiti a forma di teste d’animale. Le teste non sono oscuramente allegre come quelle che si affacciano sulla soprastante stazione: queste sono terrifiche davvero e a metterci i piedi sopra ti credi che un crepaccio ti morsichi un polpaccio. Io sono sceso senza vedere nulla anche se sapevo tutto, chè il male parla sempre con i suoi piccoli ed è per questo che la maniglia l’ho girata tremante. Arrivato alla base della scala c’è un corridoio tutto rivestito di pietra. Io immagino, devo immaginare che quelle pareti siano rivestite da lastre di pietra ma fatto stà che di quelle lastre non ho visto soluzione di continuità e, seppure mi è difficile crederlo, quel corridoio pareva scavato in un unico sterminato blocco di basalto igneo. Il corridoio retto è spesso interrotto da pieghe ad angolo ottuso; alla fine si apre una grande sala a forma di doppio triangolo e lì, al centro di quella stanza, proprio nel mezzo c’è un foro da cui spunta una pertica. Se la tocco ondeggia leggermente e mai fino a toccare il bordo del foro stretto. Si comporta come un corto bastone conficcato fermo nel terreno; solo che di quella pertica non si vede mai l’inizio. Io toccavo la pertica con la punta d’un dito e mi accorgevo in quell’istante del silenzio che c’era lì, fra gli spigoli contrapposti della stanza di pietra. Tanto che il Duca D’Aosta, la piazza, era impossibile e sotto al suo lastricato, sotto la piazza, c'era[...]. Mi sono scostato e mi sono chiesto come fosse possibile e perché tanta bellezza fosse decomposta e rovesciata sotto la città di Milano, così bella. Io camminavo là sotto e capivo che quel buio non era il rifugio di un branco di miseri sbandati che clandestinamente si erano attrezzati la gelida cappella; quel corridoio e quelli che ho scoperti dopo sono stati progettati fin dall’inizio, sono stati costruiti dall’autorità laica senza che io ne potessi capire le ragioni.
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